martedì 17 agosto 2010

I cantieristi thailandesi a Ranong

Mingalabà!!!

Arrivando dal paradiso di Takuapà l'incontro-scontro con Ranong non potrebbe essere più disorientante. La pioggia incessante e il caldo esagerato rendono ogni cosa più faticosa e il grigio e l'umido sembrano penetrare sotto la pelle.

Città contesa tra 100.000 birmani e 30.000 thailandesi, Ranong sorge ai margini del fiume che segna il confine con il Myanmar, e riassume in sè il fascino della città di confine con l'essenza della conflittualità birmano-thailandese.

Schiacciati da una dittatura che si prolunga ormai dagli anni Sessanta i birmani sono emigrati in massa nella così vicina Thailandia, un paese con cui hanno storicamente un rapporto teso.

Il filo conduttore della nostra esperienza sono stati i progetti sulla salute dei Camilliani, della Nation Catholic Commission for Migrants e della comunità marista di father John.

Grazie a quest'ultimo - crocodile dandee in tonaca- abbiamo potuto ascoltare dalla viva voce di alcuni ragazzi birmani cosa significhi la condizione di migrante, diviso tra l'oppressione della patria e l'incertezza del futuro in una terra straniera non pronta a riconoscerli e tanto meno ad accettarli.

Camminando per le strade di Ranong, seguendo le orme dei volontari, abbiamo potuto percepire la speranza che nasce dal lavoro di ogni giorno di chi combatte perchè tantissimi bambini un giorno abbiano almeno l'arma dell'istruzione per garantirsi una propria dignità.

Le organizzazioni che lavorano su questo territorio hanno avuto la capacità di focalizzare il loro operare sull'educazione e la salute; ciò ha permesso la nascita dei learning centre, centri dove i bimbi birmani possono imparare il thailandese, l'inglese, la matematica e costruirsi così una via di uscita da una vita spesa sulle fatiscenti barche da pesca che affollano le acque del fiume.


La sensazione che ci lasciano pochi giorni a Ranong è quella di un susseguirsi incessante di odori, immagini, gusti, frastuono. E' l'entrare in una baracca, piccola e sporca, e guardando un uomo negli occhi sentirsi sommergere da una cascata di domande su cosa sia quella ricchezza che in fondo riusciamo a percepire in loro.

Forse che siano state fatte vibrare le corde delle nostre povertà.


Ed ecco a voi per concludere il sorriso di un bambino per la sua mamma nell'adoratissimo e festeggiatissimo Mother's day.

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