martedì 31 agosto 2010
Ferragosto + 7
Essi hanno atteso dei bambini quasi invano, con la chitarra in mano e stravaccati sul divano, caso strano. all'arrivo dei bambini mano nella mano saliamo i quattro gradini per giungere al prato dove li delizieremo con i nostri giochini e rappresentazioni teatrali mimate con deliziosi vestitini.
oggi abbiamo avuto solo una decina di presenze, cosa che ha pregiudicato l'ottimo svolgimento delle nostre danze e l'accrescersi delle nostre panze (da birra) col decremento del lavoro e del nostro decoro.
il paesaggio qui è davvero maestoso, al pomeriggio è spesso ventoso (come in ogni ambiente montuoso) e cotal pace ci induce al riposo non è così per gli autoctoni, dato che il lavoro nei campi impone i suoi tempi ma alla sera prendono il volo e con ampi zompi per recarsi allo stadio ascoltando la radio.
giocando a pallavolo georgiani ginnici tirano missili supersonici in faccia a volontari italianici storditi e dalle pallonate feriti. giunte le sette, con le ginocchia distrutte e le anime sfatte rivogliamo lo strumento di gioco, fortuna che al nostro capo Laura (mica come quell'altra) basta poco e con voce di fuoco spezza le reni alla resistenza senza nemmeno l'impiego di una prova di potenza.
alla mattina dello stesso giorno ma un po' prima, non troppo presto ma nemmeno troppo tardi, fuori dal letto siam rotolati, vegliardi come dei bardi sardi punzecchiati dai cardi, dai sacchi a pelo ancora bendati e dall'alcool pesantemente sedati a messa del fronte di casa l'ormai stanca truppa si è recata e invitata da padre Pata (facente gli onori di casa in maniera delicata) in prima fila si è accomodata tra la folla incuriosita che guardava i cinque volontari dall'aria astuta.
durante la messa, la folla perplessa fissava con aria lessa il celebrante dall'aspetto attraente che con voce suadente [3] spiegava le arringhe di Cristo sofferente.
Ormai giunti alla serata i volontari si guardano con aria disperata. l'ultima birra se n'è andata e la dispensa è svaligiata.
da khizabavra è tutto, vi lasciamo alle estrazioni dell'ordine per l'utilizzo dei bagni.
[3] mandando un sms con scritto "kartuli arvitzi" al numero 9865552738 abbiamo scelto la modalità "lingua italiana" per il celebrante, con un sms con scritto "non parlo italiano" sarebbe stata possibile l'opzione in georgiano.
FOTO del campo di gioco la preparazione è sempre un'emozione. si spala via lo sterco in modo alterco
lunedì 30 agosto 2010
L’esperienza boliviana è finita, tutto sembra così lontano, passato direi, eppure oggi più che mai la Bolivia è viva nel mio cuore.
Strano, vero? Dopo tanto girovagare, una breve parentesi abruzzese, un matrimonio in Puglia, oggi sono qui, sola soletta nella mia casa milanese e davanti al mio zaino ancora da disfare (ebbene sì, care amiche, compagne di viaggio, non sono poi così “perfetta”!!!) tutto riaffiora con forza: gli odori, i colori, i sapori, le storie ascoltate, le persone incontrate, i luoghi visitati, ma soprattutto quegli occhi neri, profondi che tutte le mattine aspettavano con gioia di incrociare il mio sguardo e che tutte le sere mi salutavano con riconoscenza, trafiggendomi il cuore.
Ebbene sì, sono loro, i bambini di Sayaricuy la mia Bolivia.
Una Bolivia contraddittoria dove la povertà diffusa stride con una ricchezza incredibile di culture e di tradizioni lontane, ma ancora molto vive, incapaci però di innescare un vero processo di sviluppo.
Dove i paesaggi si alternano in maniera quasi prepotente: la catena andina che con le sue vette innevate sembra toccare il cielo, le distese senza fine degli altipiani dove non vedi la linea dell’orizzonte, ma vai oltre con lo sguardo e capisci allora che cos’è l’infinito, le foreste della zona
tropicale così fitte e piene di colori.
Dove il sole ti scalda la pelle e a volte te la brucia, ma dove il freddo ti colpisce inaspettatamente.
Dove le bellezze naturali contrastano con le miserie che s’incontrano durante il cammino.
Dove la gente, tanta, vive con dignità il proprio destino.
Dove i bambini che crescono nella *calle*, nella violenza e nella miseria più totale, ti rispettano per quello che sei e per quello che fai ti sono riconoscenti. Bambini che pur vivaci e a volte anche un po’ difficili, ti sanno ascoltare. Bambini con sentimenti veri, puri e inaspettatamente ricchi di valori.
Non dimenticherò mai le parole di quei piccoli di strada l’ultimo giorno a Sayaricuy, un giorno di festa per loro, con la *comida* italiana e i regali per tutti. Un grande insegnamento di vita, per me che pur vivendo nell’abbondanza a volte sono “infelice” e per questo sempre alla ricerca di altro.
Eppure basta veramente poco per essere felici.
Insomma, la Bolivia, una terra così lontana dalla mia terra, ma che oggi posso dire sentire anche un po’ mia.
Federica
Ferragosto + 6
- il suo titolo è benevola protettrice dei lavoratori dei campi dei cantieri della solidarietà della caritas della diocesi della città di milano.
- rivolgersi ad essa con plurale che solo in un secondo momento è stato definito nella formula unica di "essi"(in precedenza chiunque avesse avuto necessità di rivolgerle parola non sapeva quale delle tre forme plurali usare e quindi brancolava nel buio piangendo)
- mai guardarla negli occhi
- inginocchiarsi e porgere la schiena nuda per alcune cinghiate ogniqualvolta la si incontra
- intingere la fibbia della cinghia nel veleno su richiesta del capo
- porgerle la cannuccia del bicchiere da cui sorseggia incessantemente un mojito fresco
In seguito le organizzazioni sindacali da noi stessi create hanno finalmente organizzato libere elezioni a suffragio universale ed a scrutinio segreto, che hanno portato all'elezione di Laura con maggioranza schiacciante.
ok, cambio delle regole della grammatica e della sintassi della lingua italiana (no punteggiatura, no articoli e verbi all'infinto). possibili future ed ulteriori modifiche all'idioma della terra dei cesari.
Giuseppe Oh vi spiacere se accendere pezzetto di luce
Luce non si accendere e tutti ridere
Cibo in frigo andare male
Adottare tattica attesa sperare che presto tornare corrente
Essere diciotto e venticinque di pomeriggio quindi scrìvere quello che succedere questa sera anche se non essere già accaduto
Questa sera quindi noi fare tutto ciò che essere possibile per farlo accadere davvero
ora essere ventidue e zero otto quindi ignorare tre righe sopra
rendere necessario cambiamento di programma per ultima parte del post
ora io sapere cosa succedere prima di scrivere quello
padre Pata essere cordiale persona e ospitale
Lorenzo appena vedere khizabavra chiedere a misha di potere tornare con lui ad Arali
nuovo cambio delle regole della grammatica e della sintassi (nomi tutti al plurale, no preposizioni, verbi al participio presente, no punteggiatura)
Vardzia
climax della giornata: arrivante Vardzia
parcheggiante comprante i biglietti salente le montagne visitante le case scavante ipogee scendente profondi tunnel bruchiformi uomini cadente buchi arrivante vicini uscite uscente
trascorrente piacevoli giorni.
Khizabavra paesaggio spettacolo.
Ferragosto + 5
Con-testo
Colazione da Micha. Discussione sul nuoto. Lorenzo: "io sono bravissimo a cocker, è uno stile dignitosissimo perchè quando nuoti tieni sempre la testa bella alta, non come tutti gli altri ignorantoni e zoticoni che continuano a fare su e giù con la testa per respirare."
Passaggio di potere
La dipartita del capo ha lasciato un vuoto...incolmabile? Per parecchie ore abbiamo vagato senza meta per le strade del paese in cerca di un nuovo leader fino a quando non è apparsa una donna scaltra, voluttuosa, volubile (Lorenzo: "Oh, mettici un po' di aggettivi con la v"), vispa, veloce, violenta, verace, vendicativa, Vardzia (una breve spiegazione: Vardzia è il paesino che visiteremo a F +6), vintage, vegetariana, vegana e vanitosa che non ha nemmeno portato un nome con sé in Georgia, a ricordarci che il boss ora è lei...un po' però come ci era già stato detto ieri in riunione quando Lorenzo, avendo saputo che il capo sarebbe diventata la ragazza senza nome (e forse senza cognome), commentava: "Io non capisco perché il capo lo devi fare tu se lui (indicando Giuseppe) è più vecchio."
Linea di funzionamento del gruppo
In caso di problemi falsi e tendenziosi, abbiamo deciso di stare fermi aspettando che le cose volgano a nostro favore. Perché fare ciò? Non lo so, però c'ho ragione e i fatti mi cosano. Insomma, in sostanza, cioè...ci sono 2 possibilità di funzionamento: la pietà e l'indifferenza. Con la prima spingi l'altro ad aiutarti...o meglio...a fare ciò che dovresti fare tu al tuo posto. Con l'indifferenza (al problema), tu aspetti e speri che un altro venga afflitto dal tuo stesso problema e lo risolva anche per te.
Con-testo
Cena e discussione su "varie ed eventuali". Giuseppe: "Io comprerei un marsupio per metterci dentro le chiavi".
Cose vere di oggi
- gita da Stalin
- bambini impanati
- cena di brindisi (in Georgia, non in Puglia)
- discussione sull'amore e l'egoismo (terminata alle ore 1.30 del giorno F + 6)
- scoperta che la distanza tra il campo base e il centro nevralgico delle operazioni è di un vitello dai piedi di balsa.
Cose finte di oggi
- fiume di lacrime all'addio (è l'ultimo nostro giorno ad Arali)
Frase conclusiva
ciao
Ferragosto + 4
Georgia
Sembra passata un'eternità...quindi vi proponiamo un questionario sui post fin qui scritti e dal vostro punto di vista letti.
1. Preferiresti morire vergine o martire?
2. Nella scala dei valori a "stare sopra" potrebbe portare dei vantaggi? se si, quali? se no, perchè? motivare in maniera esauriente.
3. Qual è il post preferito da Lorenzo?
4. Voi sapete se Pata è il parroco di Kisabavra?
5. Sapete se il parroco di Kisabavra starà con noi per tutto il campo o solo per un po'?
6. Sapete quanto è questo po'?
7. Avete individuato il sistema di riferimento per il conteggio dei giorni di calendario del campo? Sapreste spiegarlo ad un'altra persona? Sapreste spiegarlo anche a noi?
8. Alla domanda 2 del post "Ferragosto +5", cos'hai risposto?
10. chi è Dato?
11. come mai manca la domanda nove?
se hai risposto A ad almeno tre domande vuol dire che siamo una personalità compatta, un punto di riferimento per gli amici e, talvolta, anche per i nemici che, in fondo in fondo, ci stimano.
se hai risposto B ad almeno tre domande vuol dire che le tue personalità sono spesso in conflitto tra di loro. cerca almeno di evitare di prenderti a pugni quando sei in coda alle poste.
se hai risposto C ad almeno tre domande vuol dire che l'erba del vicino è sempre la più verde nonostante ciò non te ne fai un cruccio dato che di notte ti rotoli a sua insaputa sulla sua erbetta.
se hai risposto D ad almeno tre domande vuol dire che hai risposto ad un altro questionario. fai il nostro e ne riparliamo.
bho...vorremmo dire qualcosa della scena di oggi, sui draghi cinesi che parlano dialetto o sulle infermiere georgiane che ciulano le mappe agli elfi. ma anche no.
si sta come in agosto
sui campi
i cardi
ps: un pensiero all'amico giuseppe che giace in coma etilico grazie alla generosa ospitalità georgiana.
BREAKING NEWS : Giuseppe è in doccia da 25 minuti, vivo?
mercoledì 25 agosto 2010
post Thai
sarà per il fuso o chissà cos'altro ma non riesco a dormire..
le tre settimane di cantiere sono un po' un mondo a parte..ti immergi in una realtà che non ti appartiene con gente inizialmente sconosciuta..pian piano inizi a cercare di capire quella cultura cosi strana e inizi a conoscere le persone che x caso stanno vivendo e condividendo questa esperienza con te..fino a che arrivi a sentirti a casa e a considerare i tuoi compagni amici a cui confidi le tue paure, le tue gioie e dei segreti che magari non hai mai confidato a nessun'altro..tanto che adesso mi sembra cosi strano svegliarmi e non essere nella mia camera di Takuapa con le mie compagne di stanza..
il difficile adesso è raccontare qui nella vita di tutti i giorni cosa ho vissuto in una terra a 5 ore di fuso orario..quei profumi, quei sorrisi, quegli sguardi..ma per fortuna il cantiere non è proprio cosi un mondo a parte..il frammento piccolissimo di Thai che ho scoperto ha lasciato un'impronta indelebile e non sono sola a raccontarla..di sicuro l'amicizia con gli altri cantieristi non si dissolve nel giro di 24 ore..o almeno spero :)
Deda
lunedì 23 agosto 2010
Lunedì 23 agosto 2010, h. 1.00
Esattamente un mese fa partivo per la mia avventura.
Ora a tre giorni dal mio rientro scriverò della nostra avventura.
Sono sola, seduta sul divano con il computer sulle gambe. Narrare di cosa è stata la Bolivia è molto più complicato di quanto pensassi. Allora partirò da questo: sono sola.
Eppure è come se intorno a me percepissi ancora lo sguardo corrucciato di Benjamin, il sorriso di Omar, l’occhio di Husto, quello buono, quello che non vede ma ti guarda, ti trafigge e quando sei pronta a farti colpire, questo è capace di scatenarti un’ondata d’amore come poco altro è mai stato capace di fare.
Galletas de agua.
Eppure è come se intorno a me vedessi le manine di Josè Louis mentre costruisce quelle lettere tanto semplici e tanto cattive per lui. Lettere che hanno l’ingrato compito di ricordargli il chi e il cosa ma che probabilmente non gli riveleranno mai il perché.
Mate de coca.
Eppure è come se intorno a me sentissi la vocina esile di Saul che mi domanda perché ce ne dobbiamo andare – Perché in Italia mi aspettano, ho un lavoro – rispondo banalmente. -Vieni qua a lavorare!- mi dice lui con candore.
Incredibile come un bambino di 9 anni possa metterci in crisi con 4 semplici paroline.
Papaia.
Eppure è come se intorno a me sentissi ancora la musica che ci trasporta e ci fa danzare.
Caporales.
Eppure è come se intorno a me vedessi i ragazzi ancora seduti ai tavoli con le mani nel piatto per raccogliere l’ultima goccia sugo della pasta italiana preparata per loro e del putiferio scatenata alla domanda:- Qualcuno vuole ancora un po’ di pizza?-. Lo scrivo e ancora mi vien da ridere.
Salteña.
Eppure è come se intorno a me si celebrasse ancora la Messa a lume di candela con i campesinos.
Palta.
Eppure è come se intorno a me vedessi qualche bellissima cholita (capelli traditori!)
Chicha.
Eppure è come se intorno a me vedessi l’orologio che segna le cinque. Io da quelle carceri potevo uscire. Loro no e ne sentivo il soffocamento.
Empanada.
Eppure è come se intorno a me vedessi orde di monos che attaccano il nostro eroe, ma lui impavido le affronta e le sconfigge tutte, conquistando i cuori di tutte le belle ortolane di Cochabamba (per vedere questo mi sono concentrata molto...).
Mango (anche qui molta concentrazione...)
Eppure è come se intorno a me sentissi i pensieri della mia socia.
Taquiña.
Eppure è come se intorno a me sentissi la contentezza della mia vicina.
Cancha.
Eppure è come se intorno a me sentissi: ”Lasciatemi solo!”
Yucca.
Eppure è come se intorno a me sentissi “uffa, smettetela di dirmi che sono piccola!” No, non lo sei e l’hai dimostrato. Ciò non toglie che siamo un po’ infami e forti di un sano nonnismo... continueremo a prenderti un po’ in giro!
Chirimoya (la prossima volta...)
Eppure è come se intorno a me vedessi una minuta figura di ragazza.
Coca, anche Cola.
Eppure è come se intorno a me vedessi ancora chi gioca a “Trova le cantieriste!”
Amuchina (questa sto cercando di eliminarla dalle mie visioni!)
Eppure è come se intorno a me sentissi qualcuno che par me dovrebbe andare a la escola perché ha juegato molt all’allegro chirurgo.
Dulce de leche.
Eppure è come se intorno a me sentissi ancora speziate fragranze che mi confermano: “YO TAMBIEN QUIERO ...!”
Danilo. Lo pterodattilo.
Eppure è come se intorno a me sentissi la voce di chi ha spolverato il tutto con gratuita dolcezza.
Pique macho.
Ecco allora dove sta tutta la magia! Sono seduta sul divano con il computer sulle gambe. Sono al km 0.
Ma non sono sola.
Solo la Moldova va in tv, ma solo Smakiya va su abouna.org!!
per il momento vi linko il sito che parla di noi (chiaro per tutti, no?!). l'articolo l'ha scritto uno dei volontari locali che ha lavorato con noi in queste settimane.
poi una domandina ai miei shabab: ma quand'è che tornate, che io mi annoio?
domenica 22 agosto 2010
I cantieristi in Bolivia tornano a casa
vi inviamo questa ansa per aggiornarvi sul nostro precario stato di vita.
Da circa 20 min abbiamo terminato di fagocitare qualunque tipo di alimento si presentasse davanti alle nostre pa/upille guastative. Per rendere meglio l'idea 2 citazioni:
Piera dixit: "Non ce la faccio piu', sto male!"...e ricordando che tutto cio' non e' stato detto a Puerto Madero....potete ben immaginare la situazone in cui ci troviamo....
Bodini: "Il dirigibile marrone senza elica e timone si e' allungato!"
Ora passamo alle notizie serie:
Questa notte dormiremo nel piu' grande hotel d'europa (http://www.hotelauditorium.com/) a causa del maltemo nella tratta madrid - milano (da cui verremo cacciati all'istante per la continua flautolenza di bodini nel momento in cui stiamo scrivendo!!!!!!.....bodini smettila!)
Io, Bodini, chiara e pierina prenderemo l'aereo a mezzogiorno per francoforte e dovremmo arrivare alle 17.40...speriamo!
Gli altri hanno trovato soluzioni alternative....
ora vi salutiamo perche'ci attendono i cubani e la filippina per la sessione di massaggi post cena.
P.S lo proponiamo come post per il blogscemi
baci&abbracci
Anna
Pierina
Matteo
P.P.S. solo per solesin. Bodini dixit: ho un letto a due piazze in camera...e sono solo, si richiede urgentemente l'invio del feticcio!
sabato 21 agosto 2010
andata e ritorno
Domenica 16 all'aereoporto di Chisnau mentre partivamo (e pensavo che Alina e Costel insieme a Mara stavano guardando dalla terrazza l'aereo partire) ho "salutato" la Moldova in mezzo a queste due sensazioni contrastanti: da una parte la consapevolezza che era il momento di tornare, dall'altra l'impressione che il tempo fosse volato: se ci penso ho ancora il ricordo delle stelle di Coscalia la prima sera che siamo arrivati ed era già tutto buio. Quella sera avevo addosso una grande curiosita' e anche un po' di ansia. Quando siamo arrivati a Stefan Voda invece ero piu' tranquilla: seconda settimana di campo, gruppo di italiani e volontari che venivano con noi abbastanza affiatato, di certo realta' diversa da quellla che lasciavamo ma insomma...eravamo già in ballo. Di nuovo sabato mattina lsciando Stefan Voda le sensazioni erano diverse rispetto alla settimana prima; non si trattava di un passaggio ma della fine, del ritorno a casa.
Casa, Milano, Italia...chilometri e chilometri di spazio materiale e...anche un po' mentale da fare al contrario.
Da quando sono tornata mi hanno chiesto in molti di raccontare di questa esperienza. Certo ne sono contenta, ogni volta però quando certo di fare un riassunto che abbia un minimo di logica sento da sola che mi sto incasinando, che sto dimenticando qualcosa, che non lo sto spiegando come vorrei... sarà anche un problema mio ma per me raccontare è sempre la parte più difficile anche se sono la prima ad averne voglia, e infatti ci provo... ma magari mi viene da dare importanza a un dettaglio, o a una persona, a una situazione precisa, a una frase che mi è rimasta in mente...che effettivamente per chi non c'era non vuol dire molto.
Una delle cose che mi è piaciuta di più in Moldova (spero di riuscire a spiegarmi bene perchè non mi viene semplice) è stato il fatto che un sacco di volte ho trovato in quello che facevo dei rimandi, delle provocazioni rispetto a quello che vivo tutti i giorni; non lo so magari un modo di fare, una situazione in cui ci trovavamo, una difficoltà, una cosa estremamente bella... ero lontanissima dalla mia vita quotidiana, per certi versi si può davvero dire che eravamo "in un altro mondo" eppure...molto spesso mi sono trovata a pensare senza farlo apposta a cosa centrava quello che stavo facendo con quello che vivo a casa, con le persone con cui ho a che fare, insomma mi è venuto in mente quello che mi ero lasciata indietro e che mi aspettava. Questi "flashback" non mi sono dispiaciuti, anzi.
venerdì 20 agosto 2010
Phuket
Dopo una settimana tra pesce, pioggia e grigiume siamo stati catapultati nella spumeggiante Phuket. A causa di uno sfortunato bucato, che ad oggi non è ancora asciutto, abbiamo indossato gli stessi vestiti per ogni situazione: dal raccogliere ammassi di pattume ormai stratificati da decenni e pennellare pareti di legno di una “scuola” birmana al passeggiare nelle fashionissime strade di Patong e scatenandoci in sfrenate danze proibite nella peccaminosa Tiger discoteque.
Nell’isola, caratterizzata da profonde contraddizioni, guidati da Sister Làcana, abbiamo conosciuto i progetti delle Suore del Buon Pastore che offrono alle ragazze coinvolte nel turismo sessuale una seconda possibilità. La giornata che più ci ha coinvolti è stata quella trascorsa al Vocational Skills Centre, tra massaggi, acconciature ottocentesche e lezioni di inglese. Nel centro si cerca di far emergere le attitudini delle ragazze perché abbiano qualche strumento in più per poter riscattare la propria dignità e per poter migliorare le proprie condizioni di vita.
Vince il premio per il momento imbarazzo il seminarista che, sfoggiando i suoi morbidini fisherpants, resta in mutande per le strade di Patong.
Al secondo posto per il premio BayWatch la Deda che, dopo i primi tre metri di corsa alla Pamela Anderson, cade di faccia nell’acqua profonda dieci centimetri.
Ora andiamo a preparare la serata finale con i nostri amici thai.
Buoni ultimi giorni a tutti.
Ferragosto +3
Ore 20.17, Laura: "No, per scrivere qualcosa mi ci vogliono 3 settimane". Il suo post quindi uscirà l'8 settembre. Aspettate...aspettate...aspettate.
Risate ignoranti suine provengono dai corridoi.
Ore 20.22, Laura: "Laura non c'è, è andata via"...infatti è in cucina.
Ore 20.23, Beppe: "oh, le ragazze non ci sono, devo fare una...!...Ohhhhh! A momenti mi sollevo dalla sedia!"
Ore 20.24, Fabio: "No ragazzi, io dissento dallo scrivere: «Ore 20.23, Beppe: "oh, le ragazze non ci sono, devo fare una...!...Ohhhhh! A momenti mi sollevo dalla sedia!"»"
Inizia la parte seria...parte seria...finita.
In pratica la parte seria nasce, cresce e muore alle 20.27.
Ore 20.29, Fabio: "Potremmo scrivere qualcosa di oggi ma siamo ancora ospiti a cena quindi non possiamo".
Ore 20.30, Lorenzo: "Ma non «possiamo»...o non «pensiamo»"
Ore 20.31, nonna: "Chami!!!!!" che vuol dire "mangia!!!!!"
Ore 20.32, decidiamo che il post sarà l'insieme delle didascalie delle foto...vabbé, ma cosa ve lo diciamo a fare...tanto lo vedete.
pomeriggio. nella pausa delle nostre avvincenti avventure che spossano l'anima ed il fisico ci fermiamo a guardare i giochi di uno dei bambini che viene al campo con noi. Grazie Simon! Sei bellissimo!
pomeriggio. Una delle professoresse di arali nonché campionessa di judo (ci ha raccontato che è andata all'estero a fare dei campionati dove ha incontrato anche degli italiani) fa un ritratto a giuseppe e glielo regala!
Gli amici di Giuseppe...anzi...i suoi nemici...cioè, i compagni di cantiere (che sono in giro a far ballare i piedi dalle 8.00 di mattina ed a pettinar bambole non loro...che non son mica dei signor tal dei tali dell'Arte della Rovere o dei Savoia) invidiosi come delle bisce nane indiane da competizione...comunque gli fanno notare che il ritratto gli ruba i capelli e la giovinezza e che la maledizione potrà essere spezzata solo stracciando il disegno...un po' come...avete visto il film?...il "Ritratto di Dorian Gray"...ma al contrario!
Giuseppe appunta: "ma è un libro!" e gl'altri in coro: "ma è appena uscito un film...e quel libro lì non esiste!"
pomeriggio. Lorenzo dopo innumerevoli campi estivi finalmente gioca con gioia con i bambini concludendo la sua esperienza dicendo: "Ho fatto partire un gioco che durerà parecchie ore, ora vado a casa a riposare, voi gestite la situazione". e se ne va fischiettando "Lucy in the sky with diamond"
e sulle note di questa canzone anche noi vi salutiamo gioiosi.
Ferragosto +2
Dato se n'è andato. Il lavoro, di botto, è arrivato.
Prima parte: Briefing Bans Boascia
Seconda parte: Cibo Consulti "Cinema" coi bambini
Attualmente in corso: Doccia (Lorenzo) Debriefing Dinner
Prima Parte - Svolgimento
Briefing: ad un'ora presta della tarda mattinata connettiamo le nostre menti cominciando a pensare di come, magari, forse, lavorare per gli altri...anzi...per gl'Altri.
conclusa la mai iniziata nè rimpianta fase seria ci diamo ai... Bans: danzando percuotiamo "della buona"[1] il georgico immacolato ed intonso suolo, invitando in modo coercitivo ma allo stesso tempo volontario i bambini a fare altrettanto con rinnovata energia.
Boascia: irene: chi non vuole fare i giochi con i bambini deve fare un tuffo dentro lì (indicando una piscina olimpinica di solido liquame e ancor liquido letame) Lorenzo indossandosi il costume "a bomba va bene?"
Postulato alla prima parte:
se prima eravamo in sei a giocare coi bambini, adesso siamo in cinque a giocare coi bambini. ed uno ora è il nuovo Cagnotto dei tuffi nella boascia. cagnotto...in tutti i sensi. In realtà, un altro di noi sta per perdersi per strada dato che si è preso a cuore l'ingrato incarico di creare una nuova piscina di polifosfato organico liquido.
Parte Seconda - Svolgimento
Cibo: reduci dalla visione di un magnifico tuffo nella boascia, e stanchi dai bans mattutini veniamo degnamente nutriti e rifocillati di mai per noi sufficienti georgiche bontà e leccornie varie.
Consulti: decidiamo di creare una italiangeorgiana mente superiore in grado di partorire ilariche scenette in bucoliche ed auliche ambientazioni in...13 minuti e 43 secondi netti. (nuovo record condominiale). ma prima, in realtà, cronologicamente parlando e ragionando i volontari locali ci hanno messo al corrente delle loro attività.
"Cinema" con i bambini: il nostro elfo veterano, protagonista indiscusso ed asssoluto della scenetta inscenata...o inscemata...per le amene strade del centro di Arali, intrattiene con inaspettato ed inaspettabile successo i bambini locali togliendosi, per una migliore riuscita della finzione scenica, anche i suoi preziossimi calzari. ottenendo l'aggiuntivo effetto di stordire in modo irrimediabile i georgici fanciulli. Ah sì...dimenticavamo...Lorenzo era vestito da donna elfica spocchiosa. Per fortuna però...quando ormai le inenarrabili (infatti non ve le diciamo) gesta degli italici volontari volgevano al loro naturale termine, un gran bel pezzo di prete ci viene in aiuto gestendo in maniera impeccabile ed integerrima gli ultimi momenti della nostra giornata di sole e duro lavoro...ah...sì...adesso piove.
Parte terza - Svolgimento
Doccia (Lorenzo): Lorenzo è in bagno, conclusa la doccia e parte del presente ci chiede se qualcuno vuole lavargli le mutande (estraendole contemporaneamente e magicamente dalla tasca in cui le aveva debitamente riposte...chissà quando)
Debriefing: non l'abbiamo ancora fatto ma...sarà la preghiera!
Dinner: Lorenzo coadiuvato da Fabio è in procinto di cucinarci questo chilo e mezzo di pasta...insomma...è il motivo per cui ci ha chiesto di lavargli l'italica mutanda...lui era impegnato.
Ciao
[1]: della Buona è da intendere come da Dizionario Georgiano - Italiano pp. 342 comma 7 bis "di brutto" oppure pp: 342 comma 7 tris "ma di brutto brutto brutto, neh"
omino della Samp
uscita dalla fermata della metro
Ferragosto +1
E fu notte e fu mattina. Terzo giorno. Scegliamo lo stile di questo post odierno…ok…scelto! Va bene…lo diciamo anche a voi…abbiamo scelto il “times new roman”.
Dopo una sveglia poco movimentata ed un incontro programmato con il prete ma avvenuto senza, carichiamo i nostri effetti personali e partiamo alla volta di Arali fermandoci sulla strada per visitare luoghi assolati e caldi…sì…caldi…come dire…immaginate la giornata più calda che avete vissuto in Italia…al mare per esempio…togliete il mare e raddoppiate…vabbè…tanto “costa uguale”…triplicate la temperatura…ed otterrete vagamente un’idea approssimativa di quello che i nostri corpi hanno provato in quei della vecchia capitale della Georgia.
Abbiamo deciso di rinfrescarci…salendo sul pulmino per riprendere la via verso Arali…per rinfrescarci meglio…abbiamo finito l’acqua prima di partire, è partito il riscaldamento senza che noi lo volessimo ed abbiamo evitato di accendere l’aria condizionata perché…non so perché…anzi ci sovviene (perché Fabio se lo ricorda)…ma…non ve lo diciamo…tanto magari non è pertinente.
Giungiamo alla ridente cittadina che diede i natali a quel gran…statista conosciuto in tutti i libri di storia del diciannovesimo secolo studiati con alacre fervore da tutti gli studenti italiani che si apprestano ad affacciarsi sulla scena delle superiori: Stalin.
Ma…non ci fermiamo: “tiriamo diritto” verso un altro ameno luogo: una città scavata nella roccia.
Ripreso il cammino in auto…torniamo a Gori…ci fermiamo…finalmente…per comprare l’acqua.
Arriviamo ad Arali. Conosciamo padre Misha. Andiamo a mangiare dove sono alloggiate le ragazze del gruppo. Torniamo stanchi da Misha…parliamo…parliamo…parliamo…senza birra. Ah…dimenticavamo…la signora che ci ha preparato la cena si chiama Medico…ma è una cuoca perfetta!
giovedì 19 agosto 2010
Ferragosto -1
Beh, come dire…eccoci. Siamo arrivati alla partenza. Ma partiamo dalla partenza? Cosa dite? Sì…anzi…partiamo dall’arrivo…dell’aereo.
Eccoci al nostro primo post reale…inteso come “regale”…ovviamente.
Siamo al primo giorno e già dobbiamo fare cose difficilissime tipo “mostrare i passaporti”…non perderci ad Istanbul…affrontare i terribili metal-detector dell’aeroporto…decidere cosa mangiare da Starbucks…riconoscere le nostre coordinatrici in quei dell’arrivo a Tbilisi.
Dopo 5 ore di vuoto mentale ricordiamo solo non pochi altri minuti successivi di altrettanto vuoto.
Cosa dire a questo punto?…quindi…arrivati al Grand Hotel Caritas Inn, ci vengono mostrati i nostri alloggi dove abbandoniamo felici i nostri effetti personali.
Dato che ci è dato ora sapere chi è Dato…perché l’abbiamo incontrato…dato che ieri vi avevamo promesso che vi sarebbe stato dato di sapere chi fosse Dato…Dato è la nostra luce nonché Wikipedia personale, personalizzata e personalizzabile…che si è personificata in un sol uomo…e che gran pezzo d’uomo! Oggi abbiamo addirittura scoperto che parla con i cani e loro lo capiscono e gli rispondono. Ci ha portato a mangiare in un posto carinissimo, Tbilisi è bellissima, piena di colori, lavori in corso, palazzi decadenti e strutture d’avanguardia.
Siamo andati a letto. Fine del primo giorno. E fu notte e fu mattina. Secondo giorno. Ma…ve l’abbiamo già raccontato ieri nelle cose del nostro passato odierno.
mercoledì 18 agosto 2010
Sette giorni sembrano davvero pochi per una scuola estiva degna di questo nome. Eppure sono stati sufficienti a rendere l’esperienza più unica che rara, permettendoci di affezionarci a tutti quei ragazzi che ora già ci mancano.
Neanche il tempo di riprendere il fiato che un’altra sfida era già alle porte. Più di dieci anni, infatti, sono passati senza che nessuno abbia messo piede (e mano) nei campi da gioco della parrocchia di Smakya.
Questa fase di stallo si interrompe quando la visione di tanta desolazione e l’altrettanta voglia di fare di noi volontari italiani vince sulla pigrizia giordana. Armati di badili, picconi, carriole, guanti e pittura, la squadra degli operai della solidarietà, supportata da particolari personaggi locali, inizia l’impresa impossibile. Tutto sarebbe dovuto essere pronto in vista della giornata sportiva in programma per la settimana successiva.
E tra una picconata e una sverniciata, la piccola fabbrica smakyana riesce a concludere la missione a pieni voti. Dove prima c’erano soltanto polvere, sassi e sterpaglie ora splendono righe che delimitano i campi da gioco. Le varie reti sono montate.
Tutto è pronto per l’ultimo scoglio.
Non sono ancora le 3 del pomeriggio che i campi pullulano di una novantina di ragazzini pronti a godersi il frutto del nostro lavoro. Neanche questa volta il caldo li ferma; la voglia di giocare e divertirsi insieme è davvero troppa! Le tre ore dello sport day si consumano velocemente. Ma non è ancora ora di salutarsi e ritirarsi in doccia. Le porte dell’oratorio sono ormai spalancate a chiunque passi di lì. Ragazzi mai visti e per lo più facce poco raccomandabili fanno capolino nel nuovo stadium, anch’essi animati da una gran voglia di partecipare. Ha dunque inizio la grande sfida: Italia - Giordania. La competizione è al massimo, ma la sportività rimane a fare da padrona. Bastano tuttavia due set a pallavolo e una partita di basket a mettere le cose in chiaro. La solidarietà italiana esce vincitrice dal derby e con essa il successo di tanta fatica.
...e anche questo è Cantiere!
Stefano, Maria, Anna, Francesco, Michela, Letizia
Moldova 1 - parte...ho perso il conto
E rieccoci, a scrivere da un’altra realtà, così vicina nei pensieri seppur kilometri e kilometri distante..
Non ho avuto modo e tempo di riambientarmi alla vita italianiska che ho dovuto rifare la valigia per la mattina successiva: 12 ore di macchina, direzione gli sperduti monti silani.
E’ da qui che scrivo ora, dopo una strenua ricerca di una zona in cui questa chiavetta internet riuscisse a connettermi al mondo esterno..
Ieri sera ci sono stati qui in paese i fuochi d’artificio, ma non riuscivo a non guardare il cielo e a non paragonarlo a quello di Razalei, così straordinariamente ricco di luci (aiuto importante nelle notturne tappe al “bagno”).
Ebbene si, la Moldova mancherà anche a me, anche se la prima settimana la sottoscritta cuoca provetta non ha potuto cucinare “pasta fredda” causa acqua al gusto di zolfo, e se ci facevano compagnia topolini, ranocchiette e tante, tante mosche (bleah).. al punto che per tenerci svegli durante le riunioni che si protraevano fin dopo cena, il passatempo era divenuto quello dello “spiaccicala”. Ammetto che in questo sport sono stata battuta dal super Dima (e persino dalla moglie del Parinte!) e inoltre tremendamente derisa quando ho voluto sperimentare il nuovo metodo “acchiappala col bicchiere”, senza controllare questo fosse effettivamente vuoto..
Dar, dar..
ieu sunt forte bucurosa pentru che..
ho passato due splendide settimane, oltre che grazie ai moldavi (di cui ho già tessuto le lodi, almeno per il primo campo), soprattutto x merito del super gruppo di italianiski: con Carol, Fra ed Ele è nata un’intesa ed una complicità che mi stupiva ogni volta..
Carol, mia rivale in amore (in senso teatrale, naturalmente ;P.. “Oglinda, oglinsgiuara, cine cha mai frumuasa din zar??” ), nella quale ho poi riscontrato molti tratti a me comuni (corso di studi a parte), e con la quale abbiamo instaurato il panico con la finta litigata dell’ultima sera (non dite di no, che ci stavamo per credere anke noi e la stessa fra ci ha supplicato di scambiarci un bacio riconciliatore, muahahah).
Fra, l’artista del gruppo, capace di dispensare saggi consigli per tutti durante le valutazioni, insaziabile “bella donna”, simpatico pitic dai bianchi occhiali (in Moldova cosa più unica che rara), ma soprattutto convinta di poter farsi capire dai volontari moldavi esclusivamente ponendo pause di 10 minuti tra una parola e l’altra e aiutandosi con grandiosi gesti (se…….tu…..lanci….la…..palla….) XD
Ele(nuzza?), compagna di letto, di buco (del bagno), di Chanel mademoiselle all’aeroporto di Chisinau, di sguardi disperati durante l’ultima preparazione giochi, con tanto di isterica esplosione ridarola all’imprevisto finale del gioco illustratoci da Olga..(fortunatamente ora nn mi si vede che rido da sola cm una psicopatica..).
Ma che dire di C&S? Chiara&Stefanieshko?
Di Chiara ero già entusiasta prima della partenza, ma Shtefaniesko è stata una rivelazione!
Chiara Chiara..cittadina di Moldova, nana temibile, instancabile braccialettaria (nn pubblicherò alcuna foto, stai tra;) e poi giovane donna capace di far sentire ognuna di noi al posto giusto, ogni nostro intervento sensato (apprezzato il no comment per la “nostra”riflessione).
Shtefaniesko..evolutosi da rege sconosciuto a spaventoso (neeee?) crocodile, ha saputo rallegrare la tabara come solo una presenza maschile avrebbe potuto fare (No ana e no trol); mi riferisco in particolare a quando si dilettava nell’imitazione dei cupi, con tanto di dito nel naso ;D
Inoltre, scoperto il suo segreto, oramai più alcuna barriera si frapponeva tra noi ed il nostro papone, grazie alle dritte di mama chiara, of course!
Bine, gata pentru “ora” (nn ho mai capito cm si dica “adesso”).
Pa paaaaaaa
Tatiana
martedì 17 agosto 2010
...quelli che arrivano
Cantieristi: Beppe, Fabio, Laura, LorenzoPotremmo cominciare da ieri ma velo (tuttattaccato) diremo domani.
Coordinatrici: Elisa, Irene
Oggi abbiamo pensato a cosa dirvi domani su ieri. Ma se domani vi parliamo di ieri e oggi è ormai domani ma non del tutto, adesso cosa vi diciamo sul nostro passato odierno?
Sicuramente nel nostro racconto noterete dei vuoti che noi ad ogni modo abbiamo vissuto pienamente.
Elenco di parole chiave (tag line): sveglia, colazione, bus, discesa agli inferi, metropolitana, messa (Laura viene abbordata da un broccolante georgiano), mensa dei poveri (noi alla mensa ci abbiamo mangiato), pranzo (perché prima non ci avevamo mangiato abbastanza), orto botanico, cascata (Beppe), saliscendi, ossa, sali, fortezza, scendi, scendi scendi, ponte (leds, sensori di movimento, guard, no foto, al, palazzo, del Presidente.), attesa, attesa, e il bus?, gelato, taxi, pizza, genti che parlano ai propri stipendi senza conforto, broccolamento (sconsigliata la tecnica “vuoi vedere la mia pancia da birra?”), senso d’abbandono, bagagli (si parla di rientro anticipato per manifesta incapacità), blog.
Non ci è dato sapere chi ha Dato chi a cosa. C’è tra di noi chi è ancora positivo.
Ci è dato sapere chi ha Dato chi a cosa? Certo è che sta bene con la parrucca.
Comunque vi è dato di sapere chi è Dato domani.
P.S. termometro taxi 40.5°
P.P.S. domani proveremo la tecnica di broccolamento: “vuoi vedere la lana nel mio ombelico?”
P.P.P.S. Lorenzo chiede chi è ad Irene
in ordine dal centro uno a destra e uno a sinistra: Lorenzo, Fabio, Laura, Irene, Beppe
discesa agli inferi della metropolitana
degli sconosciuti sul ponte
Quelle che aspettano...
Scriviamo questo post oggi cosicchè i volontari già in viaggio non lo possano leggere....e si godano la sorpresa al loro arrivo!
Ieri finalmente abbiamo visitato i luoghi dove si svolgeranno i campi...
ma poichè del viaggio l'importante non è l''arrivo ma il viaggio in sè, vi racconteremo alcune cose: alla guida il nostro mitico e fidatissimo Kaha, guida sicura e sempre attento nonostante i 140 km orari nei paesini di montagna su strade dissestate e i sorpassi della speranza tipici dei nostri amici georgiani, perchè della speranza??? perchè speri sempre di sopravvivere e che dall'altra parte non ci sia una macchina....
L'incontro con le buche ci ha permesso di sperimentare l'ebbrezza del volo, ad ogni buca ci innalzavamo nel vuoto per poi precipitare senza mai perdere il controllo dell'auto!!
Abbiamo trovato lungo il nostro cammino alcune strade particolari: quella dei vitelli, quella dei tacchini, quella dei lavatori di macchine e quella dei giocatori di carte!
Abbiamo inoltre scoperto una dote nascosta del nostro caro Dato...in presenza di api riesce ad emettere ultrasuoni! Non si sa se per comunicare con loro o per cacciarle come si fa con i topi...la risposta più plausibile rimane: il terrore! O sarà forse stata colpa della bevanda verde?!
Tornando allo scopo del nostro viaggio abbiamo potuto incontrare un medico, o forse era una donna di nome Medico, ah già...forse è proprio così! La signora che ospiterà le ragazze in casa sua si chiama Medico e ha un'incognita casa super lusso nel villaggino di Arali. Gli uomini dormiranno invece nella più modesta casa del prete.
Siamo stati accolti da tutto il personale del centro caritas per i giovani, sembrava quasi fossimo una delegazione ufficiale, ah ops...lo eravamo! Continuano a illudersi che impareremo il georgiano per fare giocare i loro bambini, ma la vediamo alquanto dura!
Basta solo pensare che maglietta si dice così:მოკლესახელოებიანი მაისური , che si legge "Moklesaxeloebiani maisuri"... se pensano che riusciremo ad imparare ste cose......!!
Nel secondo luogo, a Khizabavra abbiamo trovato una casa d'accoglienza superdotata (GRAZIE SERGIO PER IL MESSAGGIO!!!)
e ad accoglierci un gruppetto di ometti nerboruti sotto ad un albero millenario... all'inizio sembravano cordiali, ma quando elisa ha tentato di scattargli una foto... chissà come andrà a finire...
Tutt'intorno montagne sopra ai 1400 metri e un paesaggio che va dall'africa al medio oriente passando per i boschi alpini... mozzafiato!
Tornando a casa abbiamo anche scoperto come viaggiano i buoi georgiani, e ve lo mostriamo nella foto.
Ora attendiamo impazienti l'arrivo dei nostri eroi a cui abbiamo già preparato una degna accoglienza!
Irenka&Elioscia
Terza parte - Moldova 1 - Poverty 0
Vi ho raccontato del primo e ultimo giorno della nostra avventura moldava, ma in mezzo sono davvero tanti gli aneddoti che potrei elencarvi...
Prima però un ringraziamento a tutto il gruppo, senza nomi classifiche o peculiarità... siamo stati grandi!!! E il fiume in piena di post targati Moldova 1 che sta inondando questo blog è una cosa che mi piace un sacco!!!
Ma dicevamo... quante cose successe in due settimane ma fra tante ecco due immagini:
Jenia (si scrive così?) è un ometto “down” sulla cinquantina che tutti i giorni usufruisce della mensa sociale di Ucrainca. Capisce tutto quello che gli dici ma purtroppo non riesce risponderti o meglio lo fa nel modo migliore con il sorriso!
Sempre con noi durante le attività coi bimbi provava a stare un po' in disparte per “non disturbare” ma poi... eccolo a scrutare un'attività manuale... a scompisciarsi per “Una sardina” e ad origliare le nostre riunioni di fine giornata. Insomma è stato uno del gruppo e quando non c'era gli sguardi scrutavano l'orizzonte in cerca del suo arrivo. Arriva l'ultimo giorno.. il momento dei saluti... Jenia c'è.. ma è li solo soletto con la faccia un po' triste.. foto di gruppo viene anche lui... ultimi saluti e lui è sempre li... spunta una maglietta dei volontari di Diaconia e lo chiamiamo “Jenia vieni qui”.. gli regaliamo la maglietta, ci guarda, sembra quasi non crederci, ci riguarda e alla fine ride. Spettacolo di un Jenia, è li, impaziente non sa cosa fare si rigira la maglietta fra le mani e alla fine via la maglietta che ha su e si mette quella nuova giusto il tempo di fare una foto assieme e poi sopra si rimette anche quella vecchia quasi come a voler custodire il “prezioso” regalo. Ci salutiamo Jenia ride è contento e sono sicuro che, se anche potesse parlare, non riuscirebbe a esprimere quello che si vede dipinto sul suo viso.
Razalai – Martedì 10 Agosto ore 21.00 – Sono seduto sui gradini della scuola di Razalai che ci ospita, davanti a me una decina di bambini, più o meno gli stessi che si alternano dalle nove di mattina. C'è chi gioca con un pallone da mare “ricomposto” con lo scotch e da rigonfiare ogni 5 minuti, chi intona un bans del pomeriggio chi invece si fa coccolare dai nostri volontari.
Guardo la scena, 1, 2, 5, 10 minuti.. mi estraneo da tutti e tutto e inizio a pensare ma senza capire. E' ormai buio, noi siamo sullo sfinito, ma i bimbi ancora li carichi di energia per gustarsi con noi gli ultimi attimi della giornata. Guardo ancora e rimango sconvolto da questa scena di normalità. Un pallone bucato, dei canti, una boccaccia e tanta tanta felicità. Mentre guardo mi immagino a casa mia dove i bambini se non hanno il pallone nuovo dei mondiali fanno i capricci e le bimbe ballano al ritmo dell'ultima hit del momento. Riapro gli occhi e rivedo i bambini e... continuano a giocare!!! Mi sembra tutto così normale e cosi strano... cosa ci dovrebbe essere di così strano in bambini che giocano con la prima cosa che hanno in mano e ridono strimpellando motivetti senza senso??? Sono dei bambini.. devono giocare e loro lo stanno facendo!!!! Poi arriva Chiara mi fa: “Tutto ok? Qualcosa non va?”.... e io “Tutto Zuper Puper!!!” anche se non devo essere stato molto credibile...
Con la foto di Jenia e i bimbi di Razalai mi torna spesso in mente il tema “Zero Poverty” del quale abbiamo discusso coi volontari moldavi e italiani, sulle possibili azioni da fare ma anche solo semplicemente di quella che era la “questione”. Penso ancora una volta a “Zero Poverty” ma mi ritornano in mente i “sorrisi muti” di Jenia e la “felicità normale” dei bimbi di Razalai momenti di una ricchezza infinità prodotti da una semplicità estrema e che mi fanno urlare ancora una volta quello che è stato il nostro slogan:
“MOLDOVA 1 - POVERTY 0”
Semplicemente....GRAZIEEEEEEE!!!!!!!
Ste
Seconda parte - Razalai
Ultimo giorno e almeno 120 bambini presenti... tutto normale se stessimo parlando di un Oratorio feriale in un sobborgo nel milanese... ma qui a Razalai non c'è un oratorio... non si organizzano campi estivi ma soprattutto... gli abitanti sono 923..ops... 924... è nata una bimba proprio durante la nostra presenza.
I bimbi del villaggio sono poco più 250...oltre 120 erano da noi??? Insomma stiamo parlando della metà!!! Niente complimenti.. non servono.. certo siamo stati bravi a resistere alla stanchezza, a provare a metterci la loro stessa energia e a rimanere anche noi bambini fino all'ultimo secondo... ma vogliamo mettere quanta voglia avevano di giocare??? Ci stavano proprio aspettando per “farci la festa” o per meglio dire per far festa!!!
Incredibile come qualsiasi cosa gli proponessimo venisse da loro colta con entusiasmo, poteva essere un canto, un gioco (anche non dei più riusciti), un attività manuale (anche tra le più pallose...) e loro sempre li col sorriso, ad attendere cosa c'era dopo, a vedere come se la sbrigavano Peter Pan e Capitano Uncino a chiamarci non più con i nostri nomi ma con quelli dei personaggi che rappresentavamo nella scenetta.
E si la scenetta... più passano i giorni e più ho la sensazione che la vera scenetta ce l'abbiano preparata loro a noi, nei minimi dettagli, con una serie infinita di personaggi, volti e avvenimenti. Hanno voluto fare le cose in grande e ci sono riusciti!!! Sarà difficile dimenticare la settimana a Razalai perchè è stata qualcosa di nuovo, mai provata un po' come le favole che ti raccontano da piccolino, rimani li a bocca aperta ma con una gran voglia di risentirla e raccontarla...
Ste
Prima parte - Ucrainca
Visto il nome sarebbe abbastanza scontato dire in quale stato si trovi, in realtà ci troviamo nel profondo sud moldavo, in un villaggio che entra, nel vero senso della parola, in Ucraina e rimane agganciato alla Moldova per una sottilissima lingua di terra.
E' qui che iniziammo i nostri cantieri io le “mie” donne di Moldova 1.
Arrivammo quando ormai il sole stava andando a nanna e ad aspettarci c'erano Parinte, moglie, figlie e cuoche. Con noi i volontari di Diaconia pronti ad “azzannare” la prima cena gentilmente regalataci.
I primi momenti sono sempre un po' così, bisogna conoscersi, capire con chi si è ma soprattutto dove si è!
Fuori: villaggio rurale, sterrato, più carretti che macchine, niente luci e tanto tanto silenzio; Dentro: cucina con 2 microonde, letti, computer, biliardino, doccia ma... se apri i rubinetti ecco il punto che collega l'esterno all'interno... ossia l'acqua!!! Al tatto oleosa che non sai se è lei a pulirti dal tuo sudore o è il tuo sudore a pulire lei; al sapore invece un misto tra uovo e “aerosol” che magari puoi pensare possa essere curativa ed energetica ma che non ho mai trovato il coraggio per testarlo!!!
Che ci sarà mai nell'acqua di Ucrainca??? E' con questa inquietante domanda che abbiamo iniziato la nostra avventura e adesso ad ormai qualche giorno di distanza mi chiedo se non fosse proprio per il terrore di quell'acqua che le docce venivano fatte ad orari improponibili quando forse la stanchezza ci inebriava rendendoci invincibile a qualsiasi vapore...
Ste
I cantieristi thailandesi a Ranong
Arrivando dal paradiso di Takuapà l'incontro-scontro con Ranong non potrebbe essere più disorientante. La pioggia incessante e il caldo esagerato rendono ogni cosa più faticosa e il grigio e l'umido sembrano penetrare sotto la pelle.
Città contesa tra 100.000 birmani e 30.000 thailandesi, Ranong sorge ai margini del fiume che segna il confine con il Myanmar, e riassume in sè il fascino della città di confine con l'essenza della conflittualità birmano-thailandese.
Schiacciati da una dittatura che si prolunga ormai dagli anni Sessanta i birmani sono emigrati in massa nella così vicina Thailandia, un paese con cui hanno storicamente un rapporto teso.
Il filo conduttore della nostra esperienza sono stati i progetti sulla salute dei Camilliani, della Nation Catholic Commission for Migrants e della comunità marista di father John.
Grazie a quest'ultimo - crocodile dandee in tonaca- abbiamo potuto ascoltare dalla viva voce di alcuni ragazzi birmani cosa significhi la condizione di migrante, diviso tra l'oppressione della patria e l'incertezza del futuro in una terra straniera non pronta a riconoscerli e tanto meno ad accettarli.
Camminando per le strade di Ranong, seguendo le orme dei volontari, abbiamo potuto percepire la speranza che nasce dal lavoro di ogni giorno di chi combatte perchè tantissimi bambini un giorno abbiano almeno l'arma dell'istruzione per garantirsi una propria dignità.
Le organizzazioni che lavorano su questo territorio hanno avuto la capacità di focalizzare il loro operare sull'educazione e la salute; ciò ha permesso la nascita dei learning centre, centri dove i bimbi birmani possono imparare il thailandese, l'inglese, la matematica e costruirsi così una via di uscita da una vita spesa sulle fatiscenti barche da pesca che affollano le acque del fiume.
La sensazione che ci lasciano pochi giorni a Ranong è quella di un susseguirsi incessante di odori, immagini, gusti, frastuono. E' l'entrare in una baracca, piccola e sporca, e guardando un uomo negli occhi sentirsi sommergere da una cascata di domande su cosa sia quella ricchezza che in fondo riusciamo a percepire in loro.
Forse che siano state fatte vibrare le corde delle nostre povertà.
Ed ecco a voi per concludere il sorriso di un bambino per la sua mamma nell'adoratissimo e festeggiatissimo Mother's day.