giovedì 18 febbraio 2010

La donna dell'essere


Scena uno; interno sera; Marta da una parte del corridoio che fa delle cose, forse svuota la lavatrice, Sara dall’altra parte del corridoio, fa altro.

Sara: la regina va a San Remo.

Marta: eh?!

Sara: sì, ci va col re.

Marta: come?! A fare cosa?!

Sara: cantano. Come Al Bano e Romina Power. È una mossa d’immagine, per lanciare la coppia reale sotto un’altra luce.

Marta: COME?!

Sara: ma và…ma ti pare possibile?! Ci va solo lei.

Marta: e perché? Non canta, vero?!

Sara: no, non canta. Va a parlare. Le faranno un’intervista.

Marta: un’intervista? Ma non lo presenta mica la Clerici, quest’anno San Remo? Che vabbé che è giornalista, ma insomma, per intervista una regina ci vuole, boh, chennesò, bisogna essere capaci.

Sara: ma faranno delle prove, poi figurati, ci saranno fior fiori d’autori che scrivono le domande per la Clerici e che scrivono le risposte per la regina. Devono solo studiarsele bene.

Marta: ah, beh…allora non è mica difficile…posso farlo pure io…

Sara: la regina?

Marta: ma sì, cioè, anche…no, io intendevo la giornalista, ma a ‘sto punto pure la regina…tanto che devi fare te, stare lì, un passo dietro al re, sorridere, fare ciao con la manina, essere bella, fare le care ai bambini sulla testa, magari ti mandano qualche volta in qualche ospedale, o in un orfanotrofio. Un giorno al mese, mica tanto, per un paio d’ore, poi te ne torni a palazzo a fare la regina.

Sara: poi magari è pure noioso non avere nulla da fare perché c’è sempre qualcuno che lo fa al posto tuo.

Marta: seeee, magari….

Sara: mi sa che la cosa più difficile sia farsi sposare da un re.

Marta: ah, e non ci avevo mica pensato…effettivamente…cioè bisogna metter su un curriculum da regina POI trovare un re che ti sposi…forse è più difficile di quanto pensassi…

Sara: beh, io esco. Se trovo un re, che faccio, gli do il tuo numero?

Marta: mah, vedi tu…nel dubbio direi di sì, poi vediamo…

Sara: va bene, allora ciao.

Marta: ciao.


Scena due; interno sera; Marta entra in cucina, Sara esce. Corridoio illuminato e deserto.


Dissolvenza. E stop.


Alla fine l’ho vista, ieri sera.

Una arriva a 27 anni potendosi vantare di non aver mai visto una puntata di San Remo, poi parte, va in Medio Oriente e zacchete che ci cade. E tutto per colpa sua.

È bella, nel suo vestito lungo di Armani. E nella sua bellezza, è rassicurante. Di regine e principesse belle ne abbiamo viste a bizzeffe. Per resta in zona c’è stata Soraya a Teheran, poi Grace Kelly a Montecarlo, Diana a Londra. Ma lei è diversa. Potrebbe essere la tua compagna di università, l’amica con cui vai a fare shopping al City Mall, quella con cui vai a farti due falafel da Hashem in centro. E invece no, Rania è la regina di Giordania, legittima consorte del re Abdallah II dal 1993. Her Majesty Queen Rania Al Abdullah is a mother, a wife, a boss, an advocate, and a humanitarian. Anche senza grossi sforzi immaginativi, me la posso vedere che gioca sul tappeto a gattoni coi figli piccoli, che beve la camomilla la sera in cucina col marito, che va il venerdì a trovare la nonna che le fa il mansaf per pranzo.

Poi, all’improvviso, la Clerici, o chi per lei, fa lo stesso mio pensiero e dice ‘lei è una di noi’, ed ecco che tutti i quadretti idilliaci che il mio cervellino, forse ultimamente un po’ sovraesposto all’immagine della famiglia reale sempre sorridente, s’era fatto si sbriciolano e un’altra visione mi si para davanti. L’accettiamo, è una di noi, l’accettiamo, è una di noi ed ecco che ho un brivido (ok, questa la capiscono in pochi. Qui c’è la spiegazione...gooble gobble...).

Noooooo, mia regina, scappa finché sei in tempo, fuggi dal kitsch nazionalpopolare italico, corri regina, corri. E invece no. Lei resta lì, bellissima, a farsi fare domande scontate dalla Clerici vestita di lustrini e a dare risposte altrettanto banali. Il primo incontro con il marito, le dinamiche di coppia, la ricetta dei biscotti al cioccolato, lei che riceve i capi di stato subito dopo aver spedito i figli a scuola. Che tristezza. Speravo meglio. E come scriveva stamattina Alessandra Vitali su repubblica.it ‘Poi arriva O' sole mio eseguito dai "tre tenorini". Manca solo il carillon a forma di gondola in omaggio.’ Ecco, appunto.

Forse non è così difficile fare la regina. È più difficile fare San Remo.

Per convincermi a vedere un’altra puntata del Festival, come minimo deve andarci ospite un redivivo Darth Vader intervistato da Pippo Baudo che racconta del suo incontro con Luke Skywalker e che sfida il Pippo ad un duello con le spade laser (anche se una doppia intervista con Darth Vader e Morgan sull’argomento ‘il lato oscuro e le forze del male’ potrebbe non essere male…)

(tra parentesi, della serie ‘per le mamme, tutte le figlie sono sempre principesse e sognano per loro un futuro da regine’: abbattendo muri tecnologici non da poco, sia mia madre che quella di Sara si sono preoccupate di avvisarci via messaggio della presenza reale a San Remo…i sogni sono desideri di felicità…l’ho già detto che è proprio bella?!)

Nessun commento:

Posta un commento