giovedì 15 ottobre 2009

Partendo.

Rita mi fissa con la faccia della pietà. Crapino chino di lato e occhietti umidicci e sbarrati. La coda che fa avanti e indietro nervosa. Ho recuperato il morto e lei ha capito che sta per succedere di nuovo.

Gli indizi ci sono tutti: montagne di vestiti sparse in giro che non mi pare il caso di fare lo sforzo di infilare in cassetti e armadi, il frigo perennemente vuoto che sennò poi la roba va a male, chilometriche liste di cose da fare che diligentemente redigo e appunto qua e là, senza però fare nulla.

Il morto giace inerme in camera e Rita lo studia. Non si fida ancora di quel coso ma ne riconosce l’odore.


Lunedì 19 ottobre riparto per la Giordania. Il morto riprenderà ad essere né più né meno che una valigia da trascinarmi dietro. Rita resterà a casa a dormire acciambellata sul divano. Io avrò altre chiavi da aggiungere al mazzo, un altro comodino sul quale abbandonare libri che non leggo, un altro balcone sul quale seminare basilico che non uso. Altri gatti.


Ma poi torno, lo giuro.

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