lunedì 18 ottobre 2010

Scatta il cantiere, categoria Volti

Ok, ultima categoria premiata al concorso di quest'anno è quella del Volti (primi piani), che vede primeggiare (e secondeggiare) il Kenya. All'anno prossimo con chi ci sarà!

Prima classificata

Silenziosa attesa di Silvia Bombelli (Kenya)

Seconda classificata

Mary di Marta Annoni (Kenya)

Terza classificata

Baba Agnesa di Andrea Buonopane (Bulgaria)

Prossimamente qualche bonus track non selezionata tra i vincitori ma meritevole di nota per vari motivi..

venerdì 15 ottobre 2010

I Fantastici 4 ed il mio amico Alfred JT II

Liberamente tratto dai ricordi dell’unico neurone dei cantieristi georgiani


Avvertenze:
1. non proseguire oltre se si hanno problemi non guaribili con 2 semplici compresse di Imodium
2. non proseguire oltre se si hanno altri problemi di sorta, vari ed eventuali o presunti tali

Starring
Beppe “La cosa” Beretta
Laura “La donna invisibile” Broggini
Fabio “Elastic man” Giudici
Lorenzo “La torcia umana” Raineri

Special guest
Alfred John Timmy II

Supervisors
1. Elisa Magnifico
2. Irene Baldissarri

Numbers
4 protagonisti
3 uomini
1 donna
3 co-protagonisti
3 a 1 le elezioni
3 uomini e 1 neurone (depositato presso terzi)
3 a 1 la vittoria totale

Incipit
”Oh! Oh! Svegliati, devi andare in Georgia! E’ ora! E smettila di parlare nel sonno di terre lontane al di là dei due mari, di terre ai piedi delle montagne, di terre dove splende il sole ma anche no, di terre dove la temperatura è alta ed il cibo è squisito, che spaventi il nonno! Guardalo: è già 2 mattine che quando entro in camera vostra lo trovo arrampicato sull’armadio che ti guarda con gli occhi sbarrati mentre trangugia grappa!”

“Trangugia grappa!?? Nonno! Ridammi subito la mia fiaschetta che devo partire, e vieni giù dall’armadio!”

“Wei, sbarbatello, ho fatto la campagna di Russia io, sempre in canotta, e nessuno mi ha mai chiesto indietro una fiaschetta di grappa. Tira su i quattro tuoi stracci e muoviti che l’aereo mica t’aspetta!”

Questo è l’inizio un po’ sgangherato di un’avventura altrettanto sgangherata ricca di colpi di scena e gesti di straordinaria eroicità ed altruismo. Vabbè, se leggete solo fino a “sgangherata” avete il quadro giusto.

Interno mattina…molto…molto mattina (il check-in è alle 2.45) – Aeroporto – Malpensa – Italia
“Elastic man”: “Oh guardate! Da qui si vede il Resegone…scusi, scusi, lei dell’aeroporto, mi sa dire se quello è il Resegone?”

“Quale? Quello sul poster invisibile? Guarda che è prestissimo: è buio pesto e non si vede niente!”

“Vabbè, allora riprovo: il sole da dove sorge? Da lì o da là?”

“Non lo so.”

Bene, bell’inizio

Interno sera – alloggio Caritas – Tbilisi – Georgia
Conclusi gli incontri di presentazione dei cantieri, terminati i colloqui di orientamento, archiviata la prima giornata di formazione, vissuta la 2 giorni di Castellanza, lette tutte le e-mail di coordinamento delle Supervisors, inviate le risposte ai messaggi, messo alle spalle il primo pomeriggio di cantiere ed a serata ormai inoltrata… “La torcia umana” al Supervisor n° 2: “Come ti chiami?”

No comment


Interno sera – alloggio di padre Misha – Arali – Georgia
Il clima è teso...d’altronde si sa, come dicevano alla formazione…ogni esperienza ha il suo momento difficile. La tensione comunque è davvero tangibile tant’è che cantieristi a disposizione e Supervisors sono tutti riuniti in salotto. Il clima è di attesa spasmodica; la serata è strana rispetto alle precedenti: un preoccupante gelo è sceso sui presenti e scuote gli animi. Il dubbio si dipinge sui volti di chi si sta ponendo un’evidente ma tacita domanda dettata dalla contingenza della situazione: “La torcia umana” sta facendo la doccia ed è un problema, perchè per fare la doccia s’è allontanato parecchio dalla tazza di ceramica su cui abitualmente siede negli ultimi 2 giorni.

Ma eccola che finalmente compare e si riunisce ai compagni ricomponendo il quartetto
apparentemente incolume: come sarà andata realmente? Tutti sono in attesa delle sue parole quand’eccole arrivare: “Oh ragazzi…qualcuno mi lava le mutande?”

Se non fossimo stati tutti lì a sentirlo non ci avremmo creduto

Interno pomeriggio - Arali - Georgia
“La torcia umana” fissa “Elastic man” dritto negli occhi, poi si volta verso “La cosa” ed esclama: “la distanza tra il campo da gioco e casa è di un vitello dai piedi di balsa”.

Elio il contapassi

Interno sera – alloggio di padre Misha – Arali – Georgia
Siamo vicini al “giro di boa” del cantiere ed il Supervisor n° 1 ci saluterà a breve per tornare in Italia.

Si vocifera di elezioni a suffragio universale tra i 4 cantieristi per l’elezione del nuovo Supervisors n° 1.

Nel mezzo della campagna elettorale, durante un’impegnata ed intensa discussione, “La cosa” interviene con parole di autostima: “Ma io cosa parlo a fare che dall’Italia non ho portato nemmeno i capelli?”

Realtà

Interno sera – alloggio di padre Misha – Arali – Georgia
Le elezioni a suffragio universale affidano con larga maggioranza alla “Donna invisibile” il posto di Supervisor n° 1 nonché di vero capo del cantiere e di persona depositaria dell’unico neurone comune.

Un referendum pilotato la proclama anche capo-Supervisor destituendo di fatto dalla carica il Supervisor n° 2… il cantiere è in mano ai cantieristi.

Vittoria!

Interno sera – alloggio di padre Misha – Arali – Georgia
Unilateralmente annullate dal Supervisor n° 2 le per noi regolarissime elezioni a causa di presunti ma mai dimostrati brogli, l’oligarchia del cantiere si trasforma in monarchia assoluta ereditaria.

Sconfortati e demoralizzati da un inaspettato ed inaspettabile epilogo, i cantieristi tentano di volgere a loro favore la situazione cambiando l’ordinamento politico di riferimento e giocando così la carta della dittatura patriarcale…”La torcia umana” indicando “La cosa” dice al Supervisor n° 2: “Non capisco perché se lui è più vecchio il capo lo devi fare tu!”

Nessun effetto

Interno mattina – alloggio di padre Misha - Arali - Georgia
“La torcia umana”: “Cosa, alzati che son le otto”.

“La cosa”: “Non è vero”.

Ipse dixit

Interno mattina – alloggio di padre Misha – Arali – Georgia
Vista la situazione di stallo, “La torcia umana” commenta: “Va bene, mi siedo, fisso un punto sul muro ed aspetto che i fatti si volgano in mio favore”. Colti dalla certezza che egli è depositario del neurone comune (probabilmente rubato alla “Donna Invisibile” in un momento di distrazione) anche “La cosa” ed “Elastic man” si siedono e fissano il vuoto sapendo che è la cosa corretta da fare. Pochi secondi dopo compare Padre Misha che porta la colazione.

Proverbiale

Interno giorno - Pulmino - tragitto Arali-Khizabavra - Georgia
Sebbene la rivoluzione patriarcale non abbia sortito effetti, pur di non rimanere sotto la dittatura del Supervisor n° 2, i 4 cantieristi giocano la carta jolly: indicono una crisi di governo e propongono nuovamente elezioni immediate da tenersi per alzata di mano, per evitare brogli, seduta stante. “La cosa”, “Elastic man” e “La torcia umana” propongono nuovamente “La donna invisibile” quale unica depositaria del potere. Come previsto dai taciti accordi carbonari pre-elettorali tra i cantieristi, “La donna invisibile” continua a proporre il Supervisor n° 2 al ruolo di ras del cantiere...tanto per darle un contentino...o meglio, per darle l’illusione di essere ancora lei il boss. Le elezioni si concludono con il trionfo della “Donna invisibile”, già depositaria dell’unico neurone in comune (nel frattempo recuperato dalla “Torcia umana”), che ora possiede anche il “potere di controllo” del cantiere.

Un grugnito soddisfatto di Joska (il fratello grosso della “Cosa”) conferma il risultato.

Per festeggiare: risate suine ed ignoranti

Interno sera – alloggio di padre Paata – Khizabavra – Georgia
Comparendo dal nulla con il portatile in mano padre Paata riunisce il gruppo per una comunicazione di vitale importanza: “Oh, guardate questo Power Point degli italiani che parcheggiano” (un famoso video di Bruno Bozzetto sugli italiani).

Disarmante

Interno mattina – alloggio Caritas – Tbilisi – Georgia

Supervisor n° 2: “Va bene, ma voi 5 cosa dite?”

...Silenzio...

Supervisor n° 2: “Scusate, volevo dire voi 4”

...Silenzio...

...i 4 cantieristi si guardano...


“La torcia umana” (accarezzando l’aria con le mani come per scompigliare i capelli di un bambino seduto di fianco a lui): “Ma come? Ti sei dimenticata del piccolo Alfred?”

Sì, Alfred… l’amico invisibile di tutti i cantieristi georgiani…una domanda comunque serpeggia per il gruppo e voci di corridoio ne rendono l’eco sempre più evidente nelle menti vuote di “Elastic man”, “La cosa” e “La torcia umana”…

Alfred…è il figlio segreto della “Donna invisibile”?

Interno pomeriggio – Aeroporto – Malpensa – Italia
I Fantastici 4 compiono la loro missione più grande e difficile. In attesa dei bagagli davanti al nastro trasportatore si accorgono di una situazione pericolosissima. Dal bagno delle donne esce una fila di giapponesi in coda ed in attesa. Senza indugi ma ponendosi una sola domanda… ”Ma cosa facciamo? Interveniamo?” …i nostri eroi, coadiuvati dal Supervisor n° 2, risolvono la situazione avvicinandosi alle signore con l’indice puntato in una precisa direzione e dicendo: “There’s another toilet there!”

Impareggiabili!

Interno pomeriggio – Aeroporto – Malpensa – Italia
Dopo un’attesa spasmodica dei bagagli ormai protrattasi oltre i 2 minuti, “La cosa”, “Elastic man” e “La torcia umana” cercano (con fatica e senza risultati immediati) il banco dei reclami per segnalare la situazione. Al banco un uomo di capelli non munito e visibilmente alterato dice allo sventurato impiegato: “E’ quaranta minuti (falsità) che aspettiamo i bagagli, sono arrivati quelli dell’altro volo ed hanno interrotto la consegna dei nostri! Gli altri sono arrivati dopo ed hanno già tutte le loro cose!”.

Da dietro l’uomo notevolmente irrequieto, guardando l’impiegato dell’aeroporto, “La cosa” con impareggiabile coraggio incalza: “Sì, volevo dire anch’io la stessa cosa”.

Opportunisti

Fine

Come avrete notato, questa storia, in alcuni punti davvero liberamente ripresa, è fatta di soli “interni”; non ci sono azioni, parole, ricordi o pensieri che si riferiscano all’esterno. Questo non perché l’intero cantiere si sia svolto al chiuso, non sarebbe ovviamente possibile. Non perché noi avessimo una particolare predilezione per gli ambienti interni, non sarebbe vero. In questa storia non ci sono esterni perché fuori ci sono i giochi dei bambini, le risate dei ragazzi e le urla di vittoria, c’è il pianto dei più piccoli che sono caduti correndo, ci sono i canti ed i cerchi “tutti in piedi” per fare i bans, c’è la benda di “mosca cieca” ed i campi di gioco, ci sono 2 capitani che scelgono tra i loro amici i compagni di squadra, c’è una schiacciata con il pallone da pallavolo ed i bambini che il giorno dopo ritornano per giocare… Fuori c’è padre Paata che impiega 1 ora e mezza di fuoristrada tra una parrocchia e l’altra, c’è Simon che gioca con un bastoncino ed una lattina, che si arrampica sul carretto sporco e che ride guardando nella macchina fotografica. Fuori ci sono anche gli amici che lo prendono in giro e lui che ride per un palloncino con disegnata sopra una faccia (il bambino più felice del mondo?). Fuori c’è Simon che quella lattina cerca solo di romperla con il bastoncino… è il gioco più bello della Terra? Fuori… c’è il cantiere.

Giuseppe Beretta, Laura Broggini, Fabio Giudici e Lorenzo Raineri

Questa "storia" è la vincitrice (ex aequo) del concorso "Che storia!" indetto dal Settore Internazionale di Caritas Ambrosiana tra i partecipanti all'edizione 2010 dei Cantieri della Solidarietà.

giovedì 14 ottobre 2010

Scatta il cantiere, categoria !

Eccoci arrivati al trittico vincitore della categoria "!", da alcuni battezzata "categoria oohhohooòh...!?". Giusto per intendersi suscritta categoria era stata presentata come "categoria jolly: foto che vi piacciono ma che non rientrano nelle precedenti categorie". Quei vestiti per i quali non esiste la stagione. Quella stagione per la quale non esiste la pizza. Quella pizza per la quale non esiste il vestito.

Non il calzone, insomma. Passiamo alle foto vincitrici?

Prima classificata


Playboy di Davide Gnes (Giordania)

Seconda classificata


Crescere insieme di Silvia Bombelli (Kenya)

Terza classificata


Notturno a Khizabavra, di Fabio Giudici (Georgia)

A domani con la mai abbastanza attesa (e ancora inedita) storia georgiana!

mercoledì 13 ottobre 2010

Scatta il cantiere, categoria Now

Categoria Now: "Il senso dell'essere lì in quel momento, il perché, l’essenza del cantiere". Wow. Laselezionevincitriceècompostada:

Prima classificata


You are welcome, di Francesco Minoia (Giordania)

Seconda classificata


Regalami un sorriso, di Silvia Bombelli (Kenya)

Terza classificata


Clown, di Carlo Cecchetto (Nicaragua)

martedì 12 ottobre 2010

Scatta il cantiere, categoria Act

La categoria "Act" era stata descritta come "le attività del Cantiere, cantieristi in azione, un momento del loro servizio".

Prima classificata


Pirati spensierati, di Francesca De Francesco (Moldova)

Seconda classificata


Impossible is nothing, di Francesco Minoia (Giordania)

Terza classificata


Birra e salsicce, di Giuditta Personeni (Palermo)

lunedì 11 ottobre 2010

Scatta il cantiere, categoria Zero Poverty

Postiamo le foto (in versione ridotta) vincitrici della quarta edizione del concorso fotografico aperto ai partecipanti dell'edizione 2010 dei Cantieri della Solidarietà.

Questo il podio della categoria "Zero Poverty" (foto che ben rappresentano il contesto in cui i cantieristi si sono trovati).

Prima classificata


Tetti, di Matilde Saletta (Perù)

Seconda classificata


Balconi, di Giuditta Personeni (Palermo)

Terza classificata


kids in black, di Anna Perego (Thailandia)

venerdì 8 ottobre 2010

Laura è tornata dal cantiere georgiano

Anche quest’anno ho deciso di dedicare le mie ferie estive al volontariato prendendo parte ai “Cantieri della Solidarietà” organizzati da Caritas Ambrosiana, destinazione: Georgia, un piccolo Paese nel Caucaso, ricchissimo di tesori artistici, tradizioni antiche e paesaggi splendidi.

La Georgia sta cercando di superare le difficoltà sorte dopo il crollo dell’Unione Sovietica e causate dalle guerre avvenute tra il 1991 e il 2008 con le regioni separatiste.


Io e gli altri quattro volontari abbiamo svolto attività di animazione per i bambini in due villaggi del sud del Paese dove vivono due comunità cattoliche (i cattolici in Georgia sono lo 0,8 % della popolazione, cioè meno di 40.000, mentre la maggioranza è ortodossa).

Nel primo villaggio abbiamo trovato una serie di attività già avviate e ben organizzate da Padre Misha, un giovane sacerdote con tanta voglia di fare. Con l’aiuto degli animatori locali non è stato difficile coinvolgere una cinquantina di bambini in giochi, balli e canti.

Nel secondo villaggio, invece, abbiamo incontrato una comunità un po’ “spenta” dove purtroppo il prete è presente solo il fine settimana e quindi lui stesso ha delle difficoltà ad organizzare qualsiasi attività. Dopo lo sconforto del primo giorno in cui i bambini presenti erano solo 8, quanta soddisfazione nel vedere che ogni giorno aumentavano arrivando fino a una trentina!


Dopo queste due settimane così ricche di emozioni, ripenso volentieri alla calorosa accoglienza che ci è stata riservata, ai bambini che giocavano senza mai stancarsi sotto il sole caldissimo e che l’ultimo giorno hanno chiesto i nostri autografi sulle braccia, ai giovani che guardavano incuriositi i giochi e le nostre scenette per i più piccoli e aspettavano la sera per sfidarci a pallavolo. Bello anche ripensare ai tanti momenti di divertimento e di risate tra noi volontari, al sentirsi parte di una comunità grande come il mondo durante la Messa domenicale, alla semplicità di una mano tesa verso chi era abituato ad essere escluso dai giochi perché considerato “diverso” e il valore dell’immenso sorriso con cui si veniva ripagati.

Però l’episodio che porterò sempre nel cuore riguarda Simoni, un bimbo di 7 anni che stava sempre in disparte ed era spesso preso in giro dai suoi coetanei. Una sera lo abbiamo visto giocare con una lattina e un bastoncino di legno, così abbiamo pensato di regalargli un palloncino con occhi, naso e bocca disegnati con lo scotch di carta. Simoni sembrava il bambino più felice del mondo e per la prima volta lo abbiamo visto ridere e chiacchierare con il suo nuovo compagno di giochi. In quel momento mi sono ricordata quanto siano importanti i gesti semplici per fare felici gli altri.


Laura Broggini

L'articolo postato è stato originariamente scritto da Laura per il giornalino della Parrocchia S. Alessandro Cascinetta di Gallarate.

Dall'alto: Ritorno a casa di Laura Broggini, non ci sono diversi e la gioia del dono di Elisa Magnifico

giovedì 7 ottobre 2010

con le valigie già pronte

Quando sono tornata dalla Thai ho avuto x un po' di tempo il rifiuto per tutto ciò che mi circondava..tutto mi sembrava così sbagliato..così esagerato..e io mi sentivo così a disagio e fuori posto..sì uscivo con le solite persone con cui esco sempre però mi sembravano così diverse da me..come se io non c'entrassi niente con loro e infatti riuscivo a raccontare ben poco di tutto quello che ho visto e vissuto..insomma avrei fatto volentieri le valigie per tornare a Takuapa..anzi le valigie erano già pronte..


ma poi in questi giorni ho parlato con un'amica che è stata a Zanzibar..lei, pur avendo vissuto una vacanza da turista, mi ha detto che aveva apprezzato la semplicità e la capacità di essere felice per le piccole cose..in un primo momento mi sono innervosita pensando..ma cosa vuoi che ne sappia questa che è stata in un villaggio turistico a zanzibar..non ha visto il sorriso di Kamande e non ha camminato per le strade di un villaggio morgan..poi però mi sono ritrovata a pensare cosa mi insegnano queste tre settimane di cantiere..io non posso trasferirmi a Ranong o a Kahawa perchè la mia vita almeno x adesso è qui..e non posso pretendere di salvare davvero la vita a nessuno dei cafasso o dei bimbi birmani..quindi..perchè sono andata in Thai o a Kahawa?cosa ho imparato scegliendo di non fare tre settimane al mare, a Mombasa o a Phuket?


in tutti i giorni che vivo c'è almeno un motivo x alzarsi dal letto al mattino quando suona la sveglia e vorresti lanciarla fuori dalla finestra..anke se magari solo x un momento di sicuro ogni giorno penso..meno male che mi sono alzata..vuoi perchè riesco a capire anche solo un passaggio di una dimostrazione..vuoi x il rapporto bello che sto instaurando con mia sorella in questo periodo..o x una chiacchierata con un'amica..ma nessuna giornata è sprecata..anche se, è vero, la valigia è sempre pronta..


Maddalena Villa

Dall'alto: camera con vista di Anna Perego, Adelina e Guendalina Bla Bla di Ileana D'Incecco, Momenti di gloria di Beatrice Malasoma

mercoledì 6 ottobre 2010

Ferragosto + 48

uscendo dall'aula ci siamo accorti che, come al solito, eravamo senza coordinatore.
e come sempre: no coordinatore...no party.

all'ora ricordando le amene usanze georgiane abbiamo risolto l'empasse fermandoci e fissando un punto a caso sul muro e aspettando che la situazione volgesse a nostro favore: ed infatti dopo 10 (dieci/00) minuti ecco comparire elisa accompagnata da un volto a noi noto ma di cui non ci ricordiamo il nome.

salita la scala santa che ci porta al terzo piano, inizia la verifica...senza giuseppe impegnato a chiacchierare amabilmente con il gruppo "moldova1" che saluta dicendo "il momento è acrobatico...{silenzio d'incomprensione}...cioè...faccio un salto e vado fuori da cabbasisi"

ah, lo scherzo al cartellone del l'iban0 l'abbiamo fatto noi.

volevamo scrivere un post del blog, ma Dato che lorenzo se n'è anDato per correre a cambiare il disco orario, non possiamo scrivere niente, essì che...

lunedì 4 ottobre 2010

Lettera a un amico


Caro Amico,

ti scrivo perchè sono tornata. Il mio mese in Perù è terminato e io, beh, io mi sento svuotata e ricolma al tempo stesso. È già passato qualche giorno dal mio rientro a casa e ora posso scriverti. Posso scriverti del piccolo Sharon, o della dolce Jeimy. Posso scriverti del giovane Ricardo e di Giovanni e Chiara. Posso parlarti a lungo di luoghi, volti, emozioni, paure, sorrisi e pianti. Posso descriverti la fatica di quei momenti e la gioia dopo una lunga giornata corsa da un posto all'altro, con pochi momenti di pausa... posso, potrei.... ma non voglio. Oggi in questa lettera voglio parlarti di un'Amica speciale, che incontrai per la prima volta domenica 8 agosto quando io e le mie compagne cantieriste mettemmo piede sul suolo di Agua Dulce, dove da qualche tempo sono iniziate le invasioni, ossia stanziamenti e assembramenti umani. Le persone ad Agua Dulce vivono in casa di estera o di adobe, patendo la calura estiva e soffrendo il gelido vento umido che soffia dall'oceano nei mesi invernali. Qui La vidi la prima volta. Era fuori e bussava incessantemente a tutte le porte, la gente non voleva che entrasse a sporcare una casa nata già polverosa e misera. Tutti la rifiutavano, ma Lei imperterrita tornava giorno dopo giorno, istante dopo istante e bussare a tutte le porte fisiche e mentali che ogni persona erige a protezioni dei propri possedimenti. Essa vide che La stavo scrutando e scaltra e maligna si avvicinò a me. Io non La riconobbi per quella che era subito alla prima occhiata. Allora Lei, indignata, soffiò contro di me e io finalmente La percepii..... sentii la Povertà come mai prima di allora. Sentii il suo odore portato dal vento fino alle mie narici. Il suo odore forte e acre misto alla polvere, sua eterna compagna. Polvere e Povertà due parole simili che da quel giorno la mia mente ha reso inscindibili. Insomma, caro amico, la Povertà mi scorse e corse ad abbracciarmi. Io mi pietrificai, cercai di scacciarLa di allontanarLa da me, ne ebbi paura e cercai di costringere i miei occhi verso il cielo. Non volevo vederLa, toccarLa o sentirLa in alcun modo. Poi ad un certo punto, non so come, non so perchè, mi accorsi che ero io ad abbracciare la Povertà, a volerLa vicina al mio cuore, iniziai ad amarLa e a comprenderLa. E in quell'istante i miei occhi videro attraverso di Essa, e videro la vita, la realtà e la ricchezza. Fu come indossare gli occhiali per la prima volta e notare la moltitudine di foglie che popolano i rami degli alberi, distinguendole una dall'altra. E vedendo Essa ed attraverso Essa vidi volti, sguardi, mani, carezze, abbracci, amore, curiosità, amicizia e tanta ricchezza. Quelle misere baracche per un istante mi parvero regge splendenti e la polvere si tramutò in una soffice erba smeraldina.


Scoprii la ricchezza dove inizialmente vidi la povertà e scoprii povertà dentro di me, i falsi miti di una vita, le fatue ambizioni di gloria e riscatto sociale... oh che orizzonti mi sono sempre prefissa? Cosa ho inseguito? Cosa sto inseguendo? Chi sono stata? Chi sono e sarò? Caro Amico, tu non hai visto e per questo forse ti sembro strana, ti sembro diversa. Non hai avuto l'immensa fortuna di abbracciare piccoli bambini con occhi da adulto, non sai come ci si sente dopo una giornata passata a cercare di donare qualcosa di te agli altri e non sai quanto invece di dare ho ricevuto. Per questo i miei nuovi orizzonti ti sembrano vane utopie. Mai io ho visto, ho respirato Polvere, mi sono vestita, anche se solo per un breve momento, di Povertà; io non posso continuare a chiudere gli occhi ora che per la prima volta ho potuto vedere oltre i confini del mio essere finito. Ho incontrato il Mondo Altro e scoperto un'Amica inaspettata. Per questo ti scrivo per l'ultima volta e per l'ultima volta ti chiamo Amico perchè è tempo di camminare verso un'altra direzione, magari non sarà quella giusta, ma io la percorrerò lo stesso e so che devo abbandonarti, devo cambiare e tu per una questione di estrema logica non puoi venire con me, non capiresti. Per questo di saluto. Addio vecchio Amico, addio a te che sei stato il compagno di questi anni, addio mio vecchio IO.

Letizia Rivolta, Elisa Gritti e Irene Raso


Questa "storia" è la vincitrice (ex aequo) del concorso "Che storia!" indetto dal Settore Internazionale di Caritas Ambrosiana tra i partecipanti all'edizione 2010 dei Cantieri della Solidarietà.