26 maggio
Il reportone è bello inviato e decido che mi ci vuole un premio; anche se non abbiamo in programma nessuna attività ad Orhei, abbandono Mara alla stesura del progetto per l’ambasciata e vado all’appartamento sociale. Questa è l’ultima sera che passo con le ragazze, so che non ci sono tutte, Mariana (per noi è sempre stata Mihaela) lavora a Chisinau e verrà solo domani, Maria (Maricica per tutti) finisce tardi e chissà se viene a casa a dormire o resta là, ma ho voglia di esserci.
Fa caldissimo, sulla rutiera sento che sto diventando un tutt’uno col sedile.
Mentre percorro la strada dalla stazione all’appartamento ripenso a quante volte l’ho fatta a piedi quest’anno, in quanti modi e con chi. La prima volta con Elisa, poi con Stela (terrorizzata che ci perdessimo) la prima sera all’appartamento, tante volte con tutte le ragazze, nel buio della notte moldava, guardando le stelle e spiegando loro che a Milano non le puoi vedere, cantando i canti di Natale, e ancora sulla neve e quando andava male sul ghiaccio, e ancora nel fango, oppure quasi di corsa perché tanto per cambiare eravamo in ritardo. Io e Mara.
Tante volte. Mai però con questo caldo e mai da sola.
Arrivo. Le ragazze sono via per commissioni, lavoro con Mariana, l’assistente sociale e le educatrici, Doamna Ecaterina e Cristina. Aurelia, la terza educatrice, è a casa che raduna foto. Iniziamo a radunare le attività fatte in un anno e realizzo piano piano che domani saluteremo queste ragazze sperando che ciò che abbiamo fatto per loro, ognuno nel suo piccolo, le aiuti a costruirsi un domani migliore.
Dopo cena i preparativi raggiungono il culmine. Ala sforna clatite a ciclo continuo, le altre ragazze, con Doamna Ecaterina, con movimenti sicuri chiudono quintali di sarmale e preparano tutto per il pranzo di domani, mentre insieme seguiamo l’episodio 78 di “Dragoste si Ciocolata” (Amore e Cioccolato, una soap terrificante sudamericana, in cui prima del doppiaggio in romeno senti lo spagnolo mentre leggi i sottotitoli in russo). Ormai so tutto di Rosita e Bruce.
Le 23, andiamo a prendere Maricica che ha finito di lavorare. Andiamo tutte, io, Marina, Ala, Mariana, Nina. Mezzora abbondante di camminata nella notte ad andare e altrettanto al ritorno. Adesso è fresco, meno male che ho portato la giacca nonostante il caldo della giornata. Peccato per le nuvole, con la luna piena che c’è sarebbe stato ancor più bello.
E ancora una volta questo tempo insieme è denso di racconti. Al ritorno, una volta recuperata Maricica, Marina, che da quando siamo uscite di casa si è attaccata al mio braccio, mi confida che quando cammina di notte fa sempre pensieri strani, ha paura.
Chiara: “Ma non devi avere paura, non sei da sola ora, se qualcuno si avvicina gli saltiamo addosso in 6 e vedi come scappa.”
Marina: “In 7. Siamo in 7.”
Chiara (mentre pensa a quanto è stato inutile il lavoro sulla matematica se ora Marina nemmeno sa contare in quanti siamo): “No, in 6, conta bene, siamo in 6: io, te, Maria, Mariana, Nina e Ala.”
Marina: (sottovoce) “E Dio, Lui c’è sempre.”
Per fortuna la notte ha nascosto il mio rossore. Proprio Marina, la più piccola del gruppo, la ragazza dalle domande impossibili per tutto l’anno (“Ma anche in Italia gli uomini muoiono?”), che ha sempre voluto essere al centro dell’attenzione, che una volta ha preso fuoco avvicinandosi troppo ai fornelli, che si dimentica di mettere il sale quando cucina, che è arrivata con tanto impegno solo fino alla tabellina del 5, proprio Marina mi ha ricordato una presenza che in tutta la mia precisione e turbinio di cose da fare rischiavo di dimenticare.
27 Maggio
Momento di saluto e festa dopo un anno insieme.
Ci siamo quasi tutti, manca Stela, è partita per l’Italia proprio stamattina. E chi non è qui fisicamente, è comunque con noi nel ricordo (o almeno campeggia sul cartellone che abbiamo preparato!).
Il momento è intenso, arricchito dalle novità dell’ultima settimana (la ricomparsa dopo anni della mamma di Ala e il lavoro ottenuto da Nina e Ala). Anche la commozione è tanta, soprattutto quando la psicologa Doamna Ludmila ci guida nel costruire una rete in cui ognuno esprima i sentimenti verso una persona del gruppo e i suoi auguri per tutti. Non mancano le lacrime.
E poi, prima della festa (con tutto il cibo e la torta), il momento della consegna della “dote”, poche cose (lenzuola, pentola, piatti, posate, asciugamani) per iniziare una vita da sole, verso un’indipendenza sempre più affermata.